Come molti sottogeneri nati all’Inizio del nuovo millennio, il metalcore sembra una cosa Invecchiata malissimo. Eppure, anche mantenendosi all’interno del canone due voci-scream/pulito, c’è chi riesce a declinarlo in maniera personale ed affascinante. Fra questi sicuramente i Deep As Ocean, band milanese che con questo ‘Crossing Paralels’ arriva alla sua seconda pubblicazione sulla lunga distanza. Oltre a giocare con linee vocali melodiche a momenti quasi pop (’Floating Anchor’), come del resto già aveva fatto parecchio metalcore più commerciale negli anni di maggiore successo del genere, quello dei Deep As Ocean si presenta come una sorta di post-metalcore; la scelta dei suoni ma anche nel disegno delle strutture, infatti, c’è molto della sospensione eterea del post-rock melodico e (Explosions In The Sky e God Is An Astronaut per citare due nomi riconoscibili). Lungi dal risultare alleggerita, la scrittura di ‘Crossing Parallels’ gode comunque della pesantezza monolitica del metalcore (’Knives and Flames’), con l’aggiunta di un uso intelligente dell’elettronica, che qui va oltre il tipico ruolo di riempimento d’atmosfera che spesso assume nelle produzioni metal. Tornano alla mente alcune delle più virtuose esperienze di crossover rock-elettronica (gli ultimi Pendulum, per dirne uno) ascoltando i diversi momenti affidati a riff di sintetizzatori, compresi alcuni break (’Feels Like Nothing’), ma anche le ritmiche prettamente sintetiche di pezzi come la conclusiva ’Black Rose’. Un album sicuramente diretto agli appassionati dal genere, ma con diversi momenti, come l’intro strumentale-title track o l’ottima ’Oblivion’, che potrebbero fare breccia negli ascolti di qualunque aficionado di musica pesante.
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