Un disco di rock ruvido e grezzo con influenze psichedeliche che riesce a raggiungere pienamente il suo scopo: far ballare e viaggiare con la mente.
Centinaia di migliaia di anni fa alcuni strani ominidi, radunati attorno a un fuoco, battevano rudimentali strumenti musicali, forse tamburi o percussioni, cercando di creare insieme un ritmo coordinato; contemporaneamente, altri tra di loro si esibivano in buffe movenze cercando di andare dietro a questo ritmo e sciogliere i propri corpi nell’estasi del divincolarsi. Oggi, qualche imprecisato migliaio di anni dopo, i Big Mountain County si inseriscono in questo stesso filone musicale: il loro obiettivo è far ballare e muovere i culi, la loro arma è un rock dotato della ruvidezza southern dei primi Kings of Leon unita al tocco psych di Tame Impala e Black Keys (quelli di Turn Blue in particolare).
I momenti più genuini e feroci si hanno nella doppietta di “Dancing Beam” e “Just a Boy”, dove arroganza e sfrontatezza la fanno da padroni, in omaggio a quella vecchia cosa del rock di essere per sua natura un dito medio puntato in faccia a qualcuno; un cliché forse antico come il mondo, ma ancora incredibilmente seducente quando ben eseguito. A volerci rassicurare che, come tutti i duri che si rispettino, anche i nostri hanno un cuore d’oro, ecco pezzi come “Just The Same”, intriso di nostalgia. Non mancano poi vere e proprie derive psichedeliche, come la title track “Somewhere Else”, che già dal titolo si propone di portare altrove l’ascoltatore catturandolo con un ipnotico loop di chitarra.
“Somewhere Else” è un disco dotato di un fascino oscuro, di quelli che si sa benissimo sarebbe meglio non seguire e tuttavia non si riesce a farne a meno. E allora tanto vale abbandonare inutili resistenze e lasciarsi stregare da questo ascolto.
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La recensione Somewhere Else di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-12-31 11:43:35
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