Si potrebbe dire che una virtù non difetta a Marco Bonvicini: la coerenza. Musiche e testi, infatti, si muovono coesi tra loro, secondo un ordine superiore che compatta il tutto. Peccato, però, che questa coerenza sia schiacciata da un difetto ben più evidente: una assoluta banalità. Musicalmente, per dare qualche riferimento, ci si muove tra i Pooh e Nek: i primi si trovano soprattutto nel cantato (a volte ai limiti del parossismo, come nel finale di “Io rimango qui”), mentre il secondo fa capolino nei tentativi più giovanilistici (“Dopo si gode”).
Si tratta di canzoni che, a partire dal primo ascolto, sanno di già sentito, mai in grado di staccarsi dal canone della italicissima canzonetta melodica con sonorità anni ’90, a parte qualche lievissima influenza jazz qua e là e uno sconfinamento nel folk in “Uomini dal mare”. I testi dei dodici pezzi hanno la caratteristica di essere sempre rivolte ad un 'tu' generico, ora con toni sentimental-dichiaratori, ora con fini esortativo-incitatori.
Il disco, quindi, risulta essere piatto in tutte le sue componenti, partendo dagli scialbi arrangiamenti fino ad arrivare ad un cantato che cerca spesso inutili virtuosismi, come a staccarsi da un sottofondo musicale avvertito come del tutto insipido, in netta contrapposizione con la perentorietà di quel “Come dico io” che dà il titolo al cd.
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La recensione Come dico io di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-09-14 00:00:00
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