Parsec
Imprevisti 2005 -

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Si snoda agilmente con un andamento rock-wave questo lavoro dei Parsec. La voce della front-lady è gradevole, anche se mi convince poco quando modula verso l’alto mentre credo, al contrario, che riveli un timbro davvero interessante quando si estende su tonalità cupe e, in generale, quando mi dà l’impressione di “liberarsi”.

Delle cinque tracce prediligo l’unica cantata in inglese, più credibile e incisiva delle altre, a mio avviso attratte dall’ascendente di un certo tipo di musica leggera italiana declinata al femminile nonché, a volte, saldate a testi che sembrano slogan sentimentali (“Console me” ha l’ulteriore merito di musicare una poesia di Louis Mc.Neice).

Le sonorità ricordano marcatamente gli anni ottanta, a parte l’anomalia di “Perle”, pop “naif” che sfocia in un ritornello dal sapore quasi anni sessanta (carino, in ogni caso, quel reiterato “ma i sogni dell’ultima stronza del mondo sono sempre sogni... o no?”), mentre “Previsioni” si abbandona a una (contenuta) tempesta sonica piena di gusto e può definirsi senza dubbio il brano più interessante.

Nel complesso riscontro un’insufficiente capacità di rielaborare gli spunti del passato. Il risultato finale mi appare infatti datato, strano, evanescente come certe rappresentazioni di fantasmi, anche se devo riconoscere alla band una certa capacità di attrarre l’ascolto, al di là di ogni valutazione tecnica o di gusto. Visto che stiamo parlando di musica non mi sembra un merito secondario.

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