Quanti pretesti avete per non ascoltare Apice? Forse nessuno, almeno se aspettate il Beltempo. Inciampate addosso a questo album, prendetevi a Morsi e poi rialzatevi. Fatevi a pezzi e poi ricomponetevi come nel gioco delle costruzioni che invece di legarvi vi scopre liberi.
D'altronde Fabio "sai anche tu che la continua negazione del tuo valore è retaggio generazionale". Lucciole, sempre più rare sulla nostra terra, è probabilmente uno dei pezzi più belli. Nella dolcezza ed eleganza di parole e anima ricorda qualche pezzo di Alessandro Fiori. Ma in questo album Apice ci parla di un amore che crea nella sua bellezza anche Lividi, fuori e dentro, lasciando voragini nello stomaco. Fiore fiorellino invece di darti la buonanotte ti dà il buongiorno: "dai diamanti non nasce niente, dal tuo deserto sono nato io".
Apice non sarà mai ingegnere ma con le parole sa costruire strade, come ci canta in Inutile. Ed è una costruzione certosina di testi ricchi di metafore, ma comunque popolari, tessuti tra ricami di armonie con diversi riferimenti stilistici, tra cantautorato, pop e dance.
Apice ti fa arredare il tunnel in maniera romantica, in attesa della scoperta della via di fuga e l'arrivo del Beltempo, la title track che puntualmente arriva come lieto epilogo e che ha visto Apice vincitore lo scorso aprile del prestigioso Premio De André.
Un album di cui godere, che lancia slanci ottimistici. "Il succo del discorso sono i libri che non ho letto" e i dischi che non hai ascoltato. Beltempo fa sicuramente parte dei dischi che dovresti recuperare, ma che fanno già parte di te.
"Alla musica, che non è certo una cosa seria, ma è davvero tutto quello che conta. Al succo del discorso, che non esiste. A tutte le occasioni perse e a noi, che siamo rimasti al centro della mareggiata, aspettando il beltempo.”
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