Il secondo lp della band ferrarese è un lavoro ricco di sfumature che descrive il pensiero di una band moderna con i suoni e i colori del passato
Secondo lavoro sulla lunga distanza per i Liquid Shades, che con “Locked Exit” riprendono il discorso inaugurato con il debut album “Reaching for freedom” portando avanti la loro personale interpretazione del concetto di progressive rock. La composizione dei brani dei due lavori si è anche intrecciata nel tempo (con il primo lp scritto nel 2015 ma pubblicato solo due anni dopo, quando erano già usciti anche alcuni pezzi rientrati poi in questo secondo album), dando ancor di più ai due dischi un senso di continuità nonostante le sostanziali differenze (tra cui anche la formazione leggermente modificata). Tra ritmi cangianti, armonie vertiginose, virtuosismi presenti ma mai ostentati e testi che alternano inglese e italiano, le otto tracce che compongono il secondo lavoro del combo ferrarese si ritagliano un proprio universo fatto di sogni e incubi, paure e speranze.
La scrittura dei pezzi è fresca e libera, piantando semi prog su territori dai linguaggi diversi, irrigati e nutriti da fonti sgorganti jazz, fusion, hard rock e perfino pop. Ne derivano composizioni articolate ma non ostiche, nelle quali l’ascoltatore diventa protagonista delle elucubrazioni ritrovandosi proiettato in scene travolgenti, claustrofobiche, spesso buie, in cui i tormenti e le preoccupazioni di un’intera generazione si legano tra loro e danno vita ad un quadro più vicino alla realtà di quanto si possa pensare. Non a caso le suggestioni da cui sono stati sviluppati i temi del disco hanno preso forma partendo proprio da un luogo reale, quello immortalato in copertina, in cui l’uscita, la libertà, sembra proprio lì a due passi ma i cancelli sono serrati.
“Locked Exit” è insomma un lavoro ricco di sfumature, che descrive il pensiero di una band moderna con i suoni e i colori del passato.
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La recensione Locked Exit di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-01-08 14:48:20
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