Quello che balza, immediatamente, all'occhio e all'orecchio anche del fruitore casuale è l'estrema cura con cui Alberto Mariotti aka King of the Opera ha lavorato intorno a Nowhere Blues, sia a livello di produzione sia proprio di composizione musicale. Già perché questo nuovo disco, tutto rivolto al lato più profondo e oscuro della psichedelia virata di folk è un grande lavoro, con pezzi come Find Me, la quinta traccia davvero di livello altissimo. Impressiona insomma la sicurezza con cui l'artista pistoiese maneggia un materiale piuttosto incandescente e non così tanto innovativo, ovvero un alt-folk che però tra le sue mani diventa qualcosa di più, di più profondo e di più internazionale. Ecco se dovessimo spendere un aggettivo, uno solo, per descrivere Nowhere Blues sarebbe proprio internazionale, sia per la qualità dei pezzi sia per la loro filosofia. Filosofia che li rende immediatamente spendibili non solo sul mercato italiano ma, giustappunto, anche su quello internazionale. Facciamo insomma fatica a trovare dei difetti, dei difetti concreti per un lavoro come questo che convince anche alla lunga distanza. Ecco, se proprio dovessimo trovare il più classico dei peli nell'uovo potremmo dire che l'inizio dell'album non è così memorabile ma ci rendiamo conto che è solo un peccato veniale, per così dire. King of the Opera ci ha stregato grazie alla sua psichedelia che sa di mondo-aperto, per usare un termine caro al vocabolario dei videogiocatori, oltre che di bravura.
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