(P)neumatica (Pneumatica) Ultimi Attimi 2005 - Rock, Indie, Alternativo

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“Non avere più niente davanti a sé ma portarsi un po’ tutto dietro”. Se questo è solo parte di ciò che cantano i sardi (P)-neumatica, il concetto sta sicuramente alla base del rock ruvido di questa promettente formazione. Già al secondo disco (il primo uscito nel 2003 sotto Desvelos Records, e con la produzione artistica di Francois Cambuzat e l’Enfance Rouge, già rivelava le potenzialità di questa band alla cartavetro) i giovani cagliaritani si portano dietro davvero un bagaglio di esperienze non indifferente che si riflette nelle proprie sonorità miscelate dalla sapiente regia di Giorgio Canali (CSI / PGR). Così, se qualche pigro si è adagiato sull’indie-rock italiano degli ultimi anni post-Homesleep-boom, la scossa energica di questa band gli ricorda che non è il suono di un’unica nota la scena (di band e di etichette) indipendente italiana, e lo fa sottolineando contemporaneamente che la realizzazione di un rock italiano di buon livello che riporti freschezza al genere non è prerogativa di band storiche quali Afterhours, gli stessi CSI, Marlene Kuntz (che forse hanno un po’ smarrito la strada), o formazioni meno conosciute del CPI e affini.

Un basso intenso alla Maroccolo, sfumature grunge e noise, sonorità statunitensi così come mescolanze tutte nostrane trapiantate direttamente dagli anni ’90, ventate di Sonic Youth, voci vigorose e cantilenanti e poi di nuovo rabbiose fino al limite della sporcatura (forse a volte una seconda voce un pò troppo sbavata, personalmente una pecca del disco ma probabilmente gradita agli amanti del rock suonato d’istinto) si alternano e fondono in una cura dell’amalgama finale sicuramente precisa e mai affrettata. Dall’impatto di “Goodbye Charlie!”, traccia d’apertura dell’album, alla rabbia delle “Considerazioni” (p)-neumatiche fino al mood mantrico di “Labbranere” (che ricorda, come anticipato, certi brani dei Marlene con uno spirito fortunatamente individuale), le influenze del passato sembrano fondersi con buone evoluzioni a testimonianza della personalità del gruppo e la presenza di spunti propri. L’ascolto si conferma dunque piacevole, un disco ben progettato e suonato come da buone aspettative del recente esordio, anche non raggiungendo niente di eccelso e pur non rappresentando probabilmente un’innovazione drasticamente significativa nel panorama musicale internazionale.

Nessuno chiede a questi ragazzi di cambiare il mondo dell’industria discografica, ma gli va riconosciuto il merito di ricordare al panorama italiano emergente quel che è stato fatto in passato, e si può fare oggi, senza appiattirsi su uniche e ripetitive idee, ritrovando nuovo spirito ed istintualità, destituendo un certo rock “made in Italy” dal solo appannaggio di vecchie guardie. A volte portarsi un po’ tutto dietro può servire a trovare qualcosa davanti a sé.

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La recensione Ultimi Attimi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-10-11 00:00:00

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