Il trasognato disco d'esordio di Plainn
Chiudersi in stanza per farsi un disco da soli, senza interferenze o spifferi di luce. Lo hanno fatto in molti, è un modo che hanno i musicisti per mettersi a nudo quasi del tutto, per mettere in mostra la propria anima più semplice. Richiede sicuramente una concentrazione inedita, è un gioco "io contro tutto quello di cui dispongo". In questo caso, per il suo esordio solista, Paolo Brusò, ribattezzatosi Plainn per l'occasione, disponeva di tanti elementi,e li ha saputi usare tutti, divertendosi e regalandoci una mezz'ora di vera qualità.
Non è certamente il primo venuto. Ha alle spalle una band, un progetto ambient, un particolarissimo trio chiamato Schrodinger's Cat; insomma, è uno che sa il fatto suo, e si sa giocare alla grande le sue carte.
"Plainn" è un disco prezioso. Intriso fino al midollo di piccoli particolari e deliziose piccolezze da scovare, nascoste tra le melodie; ha un sapore internazionale, potrebbe suonare bene in una radio indipendente oltre la manica, senza problemi. Fare cantautorato inglese in Italia non è mai semplice, tantomeno oggi. Paolo Brusò lo fa, e in modo perfettamente credibile.
Si sentono le influenze dell'indie, quello anglofono, quello di un po' di anni fa. Quegli stati d'animo al limite dell'insofferenza, quelle voci accompagnate a fatica nei microfoni, come echi lontani. Si sentono soprattutto canzoni scritte bene, che escono piano dalle casse dello stereo, ma che fanno parte di un'idea ben precisa di musica. Sofisticata e lieve. Perchè si colpisce al cuore anche passando su pochi tasti di una chitarra, se lo si fa posando le note, sentendole, e trasportandole, come nella traccia di chiusura, "Again". Un finale assonnato, che lascia le orecchie un po' intorpidite, ma appagate.
"My Star" e "Sins" si giocano il ruolo di canzone accattivante del disco, papabili singoli, o brani d'accompagnamento per una scena di raccordo in un road movie, rigorosamente americano.
"Plainn" è un tranquillo viaggio in auto, in compagnia di una persona con cui non risulta imbarazzante stare in silenzio per ore; essenziale.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-01-07 22:17:00
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