Una band vivace, che ama curiosare tra temi inconsueti e sperimentare suoni e arrangiamenti tra noise, grunge isterico e hardcore
Con un moniker mutuato da una antica maschera tradizionale del carnevale sardo riscoperta solo pochi decenni fa, i Bundhu si affacciano sul panorama musicale con “0-colpe”, un album altrettanto carnevalesco nel mascherarsi e sorprendere con continui cambi di umori e travestimenti (il più evidente è “Leucocita”, con le sue atmosfere rilassate e surreali che si adagiano su tastiere dai sentori Eighties mentre la voce proietta in un incubo).
Le sonorità di questo lavoro sulla lunga distanza della band sarda graffiano e ruggiscono, con una sezione ritmica ruvida e possente e le chitarre acuminate che si scagliano contro tutto e tutti già a cominciare dai primi secondi di “Paolo”, brano che inaugura il disco con gli strumenti le cui linee disegnano elettrocardiogrammi impazziti. Dopo aver riscaldato gli animi si entra definitivamente nel vivo con “1899”, in cui tra le pieghe del noise si comincia a scoprire la capacità dei Bundhu di dar vita a composizioni tutt’altro che lineari, con i dialoghi strumentali e i cambi di ritmo che raccontano e descrivono tanto quanto i versi.
Le nove tracce di “0-colpe” complessivamente delineano una band vivace, che ama curiosare tra temi inconsueti (la già citata “1899” e “Luther Blissett” su tutte) e sperimentare suoni e arrangiamenti che guizzano tra noise, grunge isterico e hardcore senza rinunciare a melodie ebbre e schizofreniche.
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La recensione 0-colpe di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-12-26 17:54:44
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