Sprazzi di indie-psych rock e strofe alla Bugo, Un album tanto matto quanto sorprendente.
Dall’apertura, mi aspettavo una specie di versione demenziale di AM degli Arctic Monkeys, solo il sottoscritto, ascoltandola, si è immaginato un ipotetico video di Sopra la panca la capra campa...sotto la panca la capra crepa sulla falsa riga di Arabella della band di Sheffield? Poco importa, quel che conta, pur debuttando in inglese più di un decennio fa, i Penthothal dimostrano ancora oggi una certa propensione, un certo orecchio, per le sonorità d’oltremanica e d’oltreoceano, Domenica di Ferragosto (un chiaro omaggio a Tom Waits) ne è la riprova.
Il passaggio all’italiano ha piacevolmente compromesso il sound della band con un cantautorato che in Grilli per la testa esplode nella sua versione punk: i momenti più profondi dell’album non ricordano neanche troppo vagamente la poetica di Bugo. Puttana Eva è la ballad dell’ep, una ballad tropicale cui strofe sono accompagnate da un dream pop che rimanda ai Real Estate. In arte giumenta e la title song, ripetendo le stesse frasi come un mantra, assurge quell’aura sciamanica che ben si sposa con l’attitudine psichedelica del gruppo. Il disco si chiude con la raggaeggiante Falò, un’immagine simbolica forse scelta per identificare l’essenza tribale della musica stessa.
Un album matto e per questo sorprendente. Bravi.
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La recensione Sopra la panca la capra campa...sotto la panca la capra crepa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-01-07 15:24:00
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