Un "crossover orizzontale indipendente" da sviluppare e perfezionare
Fa sempre piacere trovarsi di fronte a una band che ha voglia di suonare e che sfoga la propria creatività nella scrittura di canzoni per il piacere di farlo, anche se quell'energia potrebbe essere meglio canalizzata: il primo disco dei Messer Davil "La sindrome di Stoccolma" è un concept album composto da ben 18 tracce, nate dalla volontà di rappresentare un "crossover orizzontale indipendente" per unire indie, pop, rock, elettronica e altre sfumature. Il gruppo di Albenga (Savona) è un quintetto chitarra, sintetizzatori, basso, batteria e voce: ha buone idee e tante cose da dire, ma forse in futuro dovrebbe lavorare ulteriormente sulla loro resa e sintesi musicale.
Il risultato di questo apprezzabile desiderio di fare musica è quindi un disco molto classicheggiante, un po' vintage, un po' acerbo e naïf nella realizzazione, probabilmente anche un po' retorico, didascalico e ripetitivo nei testi. Nei prossimi progetti la band potrebbe cercare di selezionare maggiormente le idee, operando per estrazione e prendendo in considerazione la possibilità di un aiuto nella produzione: l'obiettivo sarebbe tenere solo gli slanci più validi e concentrarsi con efficacia su un minor numero di brani, partendo dai Decibel e dalle altre influenze del passato per volgere lo sguardo al presente e al futuro. Si potrebbe ad esempio provare a sviluppare i migliori spunti filosofici e poetici in stile Franco Battiato presenti in alcuni brani come "Avanzi" per valorizzarli e perfezionarli, magari con il sogno di riuscire a creare un'eredità contemporanea musicale del Maestro siciliano.
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La recensione LA SINDROME DI STOCCOLMA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-02-01 19:28:36
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