Chi non soffre di "maloaffanno" alzi la mano. Il bello del dialetto è la musicalità: un album rap nella lingua di La Spezia
Il bello del dialetto è la musicalità, soprattutto quando non è il tuo e lo capisci poco. Numei è un "audioggetto", un album di spoken music e rap realizzato da Othavio nella lingua quasi dimenticata della sua città, La Spezia, "in fondo alla Liguria". Le 14 tracce, accompagnate da un libretto con le illustrazioni di "Il Cervello di Alice" (Alice Parodi) e con le traduzioni, si collegano per raccontare la crescita di un bimbo degli anni 80 ma tutti possono immedesimarsi nelle gabbie di numeri, orari e scadenze che ci fanno sentire immobili e diversi, sensazione amplificata tramite i suoni del contrabbasso, delle percussioni, delle chitarre e dell'elettronica.
L'introduzione dal titolo Povero Gamin unisce subito dialetto e rap, tradizione e novità, in omaggio a Ubaldo Mazzini, storico intellettuale spezzino detto Gamin. Verso la fine della prima traccia una sveglia inizia a trillare irrompendo in ninGijoe, un sogno d'infanzia che è un vero e proprio film di Van Damme con azione, ironia e una bella ragazza da salvare. Scorre così un flusso di coscienza, di Numei e aotri numei, mentre una seconda sveglia suona sulla voglia di tornare piccoli che ci prende a volte e sulla citazione Da Fante di Giovanni Giudici, poeta nato e cresciuto nel borgo marinaro de Le Grazie.
Alzi la mano chi già dai tempi della scuola non soffre di "maloaffanno" e Matofobia, metafore dei problemi e delle paure che pesano al centro del petto. Ecco la Fine Prima, un rap in italiano che sancisce il momento di diventare grandi: "In una maniera o nell'altra c'è da essere uomini", quegli Omi descritti da Tino Barsotti, altro poeta de Le Grazie. Arriva poi l'Estade, si può stare all'aperto e tanti ragazzi vogliono giocare al campetto al Balon, molti ma non tutti, mentre c'è un Sole reggae e fa sempre più Caodo al punto che il mare si vuol ritirare. "E proprio in una di quelle estate calde" dall'altra sponda del fiume giungono notizie di una musica nuova, Er Mescion, "il mischione" rap proposto ad esempio da Jovanotti con "Gimme Five" nel 1988.
Forse "nella cultura della comunicazione il dialetto sembra qualcosa di fastidioso" come Er Peo ma non qui, nell'album Numei, che si chiude con il rap-blues I n'è mae de pessi. I testi in dialetto non devono spaventare, l'ascolto è molto piacevole, il progetto è ben scritto e realizzato, emoziona, fa sorridere e riflettere: per godersi al meglio il tutto senza perdersi niente è bene procurarsi il libretto. Il concept e l'interpretazione di Othavio richiamano alla mente anche il teatro-canzone in una valida chiave contemporanea, sempre al crocevia tra la novità del rap e la tradizione del dialetto.
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La recensione Numei di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-01-25 13:17:41
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