Ricolmo di classe questo 135 di Andrea Van Cleef
C'è qualcosa, nel ritmo ipnotico e quasi ciondolante, di Coyote, la quinta traccia di questo 135 di Andrea Van Cleef (que che ci è, dannatamente, entrata sottopelle. Già perché a distanza di giorni dal nostro piccolo ascolto, ci ricapita di pensare e, perché no fischiettare quei riff di chitarra tanto magnetici. Tuttavia, oltre alla canzone numero cinque, in questo disco c'è molto di più. C'è infatti un lavoro denso e stratificato, suonato benissimo, che volge gli occhi, le orecchie e il cuore alla musica internazionale di marca desert-rock, con puntate, anzi vere e proprie serie a puntate, verso i lidi più iconici della psichedelia.
Un disco quindi molto ma molto interessante questo dell'artista bresciano, non soltanto per il dato musicale. Infatti anche le particolari metodologie con cui viene distribuito, ovvero viene presentato in forma di box set contenente 3 vinili a 45 giri, una chiavetta USB, polaroids, ci ha davvero colpito. Un lavoro perciò a tutto tondo, estremamente rivolto alla musica suonata, che in più riprese ci ha sorpreso anche per la qualità, massima, negli arrangiamenti. Ecco se proprio dovessimo isolare un pregio di 135 sta proprio nel fatto che pur essendo musica di sangue, di budella e di ossa, non si dimentica mai della poesia degli arrangiamenti. Un po' come quei bounty killer dall'espressione brigantesca ma dal cuore d'oro no?
---
La recensione 135 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-01-16 08:17:47
COMMENTI