Il disco della band torinese si fregia di una continua “instabilità” musicale, attraverso trame che si sovrappongono e si intersecano senza soluzioni di continuità
Senza nessuna logica, si potrebbe partire dai pezzi in italiano. Sono solo due, ma si fanno notare al primo ascolto. “Inno all’odio” è un brano pesante, che non lascia indifferenti, non fosse altro per un ritornello che certo non accarezza: “La nostra storia è un inno all’odio / colpevoli di tacito consenso / un inno all’odio / cantiamo inconsapevoli ogni giorno / ed ogni santo giorno persistiamo nell’errore”. Immediato, un filo collega queste parole ad un altro anti-inno, “Rigurgito antifascista”. Il territorio è simile, ma questo brano ha dalla sua la potenza di un discorso più ampio, che abbraccia quotidianità e, appunto, storia, superando la forza limitata dell’invettiva del brano dei 99 Posse. La durezza dei testi emerge anche in “Evoluzione”, brano che si incolla in testa e primo singolo dell’album, che raggiunge il proprio apice nel passaggio finale “sopravvivi e tutto si risolverà”.
È un mondo buio, quello tratteggiato in questo disco; un mondo in cui scenari pre-apocalittici (“it's like we're in a videogame with a last life to play”) fanno da sfondo a situazioni di libertà ristretta, di costrizioni e vincoli continui. Lo stesso titolo ne è un emblema: la propaganda per cui viene ironicamente avanzata la disponibilità è l’elemento estremo di un indottrinamento che cancella le reazioni, bruciando la vita, come cantato in “Therapia”.
Caratteristica fondante dell’album è una continua “instabilità” musicale, attraverso trame che si sovrappongono e si intersecano senza soluzioni di continuità, valga per tutti il finale “To protect and serve”, probabilmente il brano più vario dell’album. In generale, di varietà musicale si può parlare: quasi scomparsi gli accenni maggiormente nu-metal (di fatto emergono con forza solo in “Rotten mouth and broken arms”), il disco si apre anche a parentesi vicine ad un punk-rock melodico (vedere “Fist”, ennesimo pezzo dalle tematiche poco rassicuranti), senza però rinunciare a momenti di notevole intensità ed impatto, come il già citato “Inno all’odio”. Qua e là, a destabilizzare totalmente la situazione, compaiono alcuni lalala apparentemente fuori posto, in realtà tocco di classe, che vanno a completare un quadro generale di alto livello.
Il disco, infatti, ha il pregio enorme di avere al contempo una compattezza rara e una totale assenza di monotonia. Un album secco, duro, che tiene alta l’attenzione dall’inizio alla fine.
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La recensione Available For Propaganda di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-10-04 00:00:00
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