Decisamente un modo di presentarsi sulle scene musicali incisivo e senza compromessi per i sardi DrunKen, che esordiscono con un lavoro eponimo inaugurato dalla traccia che porta ancora una volta lo stesso nome, come per marcare poderosamente la propria personalità alcolica riassumendo se stessi attraverso una massiccia dose di riff potenti e suoni graffianti. Loro stessi dichiarano infatti nella presentazione di questo disco che “questi sono i suoni primordiali della band, sono il nostro cuore, il nostro sudore, il nostro grido, il nostro disagio” e benché si tratti di sonorità tutt’altro che moderne, l’autenticità del gruppo sardo trasuda effettivamente da ogni dettaglio di questa prima prova sulla lunga distanza.
Attraversando derive grunge in cui si fondono echi heavy metal e hard rock che straripano soprattutto tramite le chitarre corrosive e i loro non rari assoli al fulmicotone, le 8 tracce del combo ricalcano a modo loro i percorsi di band come Audioslave, Alice In Chains e Velvet Revolver procedendo a pugni chiusi e digrignando i denti ma mostrandosi anche a proprio agio in brani più sofferti e melodici, come “It’s so vain”.
Nulla di troppo originale, certo, ma è evidente che ai DrunKen non interessa rivoluzionare il mondo della musica quanto piuttosto sviscerare la propria visione delle cose in maniera diretta e senza ipocrisia e questo loro primo lavoro riesce perfettamente in questo intento.
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