Il polistrumentista sardo presenta sette tracce tra jazz, prog, minimalismo e psichedelia, seguendo le orme di una storica radio libera.
Radio Luxembourg è stata un’esperienza fondamentale per radio e disc-jockey moderni, una piattaforma al di fuori delle acque territoriali in Inghilterra e una piccola stazione lussemburghese, che portavano nell’Europa degli anni ‘30 il sound della nuova musica americana. Approfondire il riferimento storico da cui prende il titolo questo album di Matteo Muntoni non è solo un vezzo da “forse non tutti sanno che”, perché la struttura dell’album e la scrittura del polistrumentista inseguono senza ombra di dubbio lo spirito di questa pionieristica esperienza musicale: ‘Radio Luxembourg’ lavora in effetti come un canale radio che fa da veicolo per suoni e stili diversi, provenienti tutti in qualche modo dall’universo anglo americano: le chitarre psichedeliche di ’The man and the journey’, il progressive sixties di ’The jellyfish dance’ e ’Dust and guitars’, il minimalismo Steve Reich e le esplosioni melodiche di ottoni e chitarre. Suoni che arrivano però da una fonte situata in acque extra territoriali, che non appartengono né a questo né a quella giurisdizione e dove flussi e correnti si incontrano e si mescolano: gli arpeggi minimali con le sfuriate di chitarra o le provocazioni alla John Cage (’Silence’), la psichedelia per addizione di suoni e ritmi con le atmosfere per sottrazione di tastiere e piano. A volte forse anche con giustapposizioni meccaniche e non troppo fluide, vedi ’The man and the journey’, forse l’unica perplessità suscitata da un lavoro, per il resto, concepito con fantasia e realizzato con cura.
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La recensione Radio Luxembourg di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-02-19 13:05:12
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