"18" è un disco dal rock acerbo che ha il sapore della nostra adolescenza
L’album di oggi sembra possedere il ricordo di una città di provincia che contiene i colori e l’odore dell’adolescenza che ancora ci portiamo dietro. Avete presente quelle città misurate sugli uomini dove trovi gente, alla fermata dell’autobus, che attacca bottone senza farla sembrare una sciocca invadenza? Gli EXE sono saliti sull’autobus della giovinezza e non vogliono scendere ora, poiché hanno un chiaro obiettivo da perseguire: far circolare la loro musica oltre i confini del proprio territorio, verso nuovi traguardi. “18” è il loro disco d’esordio e rappresenta la vita a diciotto anni, la musica fatta da giovanissimi e centrata sui bisogni e gli umori di questa età confusa; è un tragitto in movimento, tra passato e futuro, in favore del presente, percorso da un rock acerbo che ha il sapore della musica della nostra adolescenza: Verdena, Marlene, Tiromancino, ad esempio.
Dunque, una band ancora “invisibile” si espone con urgenza, riportando alla superficie banalità, routine, paure, ansie attraverso una carrellata di suoni grezzi e arrangiamenti scarni. Solo a queste condizioni gli EXE svelano il proprio patrimonio genetico, garantito dalla potenza del suono e da una sezione ritmica agile e granitica. “Il tuo nome” sferraglia sulle chitarre ma è una prova di forza rovesciata: i testi sono morbidi, dolci; anche “18” vive con sospensione in quella strana città che si chiama fine dell’adolescenza dove il cuore batte irregolare sotto ritornelli facili. “Di cosa dovremmo avere paura?”, “039”, suonano un rock fresco, trasognato e languido; “Cortocircuito”, “Astronauta” ci catturano per innocenza e purezza.
Gli EXE scendono dall’autobus; la loro benzina è questo album dal fascino naturale che possiede la schiettezza della musica suonata in un garage. Un lavoro semplice, quasi la cosa più normale del mondo quella di raccontare la vita a diciotto anni; la stessa semplicità di scendere da un autobus, quando piove, mettersi le cuffiette e ascoltare la musica che ci fa stare bene.
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La recensione 18 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-01-31 19:00:01
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