Testi bizzarri ma sempre lucidi, ritmi sincopati su basi electro-pop studiate ed interessanti. Il ritorno degli Era Serenase
Tette culi.
Ora che ho ottenuto la vostra attenzione posso iniziare a disquisire su quest’album.
Cringe raga...
Me lo immagino Michele Monina sorridere compiaciuto della sua mossa stilistica, l’espediente da boomer buongiornista con il quale ha aperto questo suo articolo. Perché ve lo cito? Contestualizziamo…
Un paio d’anni fa, i Coma Cose annunciavano l’uscita del loro primo album con un relase party discreto: uno scantinato affittato in zona Centrale, birrette gratis, quadrotti di Nippon imbustati nella stagnola come fossero panette di fumo. Tra gli invitati riconosco due ragazzi che avevo incrociato quell’estate nei vicoli di Genova. Mi regalano una copia del loro primo album Crystal Ball, li ringrazio: “sembrate la versione italiana dei Die Antwoord”. Appoggiato a un panettone di cemento, esattamente dietro di noi, Michele Monina ci stava ascoltando.
Sia chiaro, questa non è un’accusa di plagio, ritengo quantomeno probabile aver maturato una riflessione del tutto simile a quella del ben più famoso critico marchigiano, ma ecco, Monina mi è sempre stato sul cazzo, a pelle, e, soprattutto, non ho mai apprezzato particolarmente la sua penna. Insomma, la dinamica della vicenda non può che indurmi a pensarla così.
Tette e culi, si diceva.
Gli Era Serenase nascono a Donega, in seguito ad un trasferimento nelle campagne liguri. Davide e Serena sono due cugini già noti nell’ambiente rap genovese, il primo come MC con lo pseudonimo Sfera, poi diventato EraSfera per distinguersi dall'inutile (lol) Sfera Ebbasta (semicit), la seconda, principalmente come video maker (suo, ad esempio, il video di Ottima Scusa di Willie Peyote). Gli Era Seranese sviluppano le proprie tracce sul dualismo tra le strofe di Era, ironiche e incalzanti, che ricordano da vicino lo stile di Dargen D’amico, e gli orecchiabili ritornelli cantati da Serena che imprimo dinamismo al prodotto, differenziandolo dalla gran parte della proposta rap attuale, stampandosi nella testa. Testi bizzarri ma sempre lucidi, ritmi sincopati su basi electro-pop studiate ed interessanti.
Il secondo lavoro ufficiale del duo cerca di approfondire tutta una serie di sfaccettature meno colorate che in Crystal Ball non avevano trovato il dovuto spazio. Spine è un ep dal contenuto diverso, che mette a luce su due volti di Davide e Serena che non erano ancora emersi e che ovviamente necessitavano di melodie differenti, compromettendo in parte la freschezza che li ha connotati sin dal loro debutto, senza per questo snaturarsi. Una buona prova che prelude a un secondo disco ufficiale ancor più convincente.
Culi e tette, per l'appunto.
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La recensione Spine - EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-01-30 11:00:00
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