Alex Munzone passa da Giordano Bruno a David Bohm. L’attrazione per gli eretici continua.
Da Giordano Bruno a David Bohm. Filosofi che hanno definito la loro rispettiva visione del mondo in epoche diverse ma con eguali conseguenze, fino a essere perseguitati, ostracizzati, condannati (senza successo) all’oblio (o al rogo, non solo metaforico). Alex Munzone conferma la propria attrazione per gli eretici di ogni ordine e grado: dopo “Giordano Bruno”, l’album dedicato al frate domenicano originario di Nola, uscito due anni or sono, ecco “David Bohm – L’universo è mente”.
Un disco diviso in due parti: la prima introduce la filosofia dell’Olomovimento, l’altra si immerge nel senso dell’”Entanglement”. Teorie non proprio agevoli, che il cantautore catanese riassume semplificando, tratteggiando testi che provano a sintetizzare, per quanto possibile, gli studi del pensatore nordamericano. Parole immerse in un un suono che a volte sembra rievocare atmosfere in odore di Medioevo, tra cenni di barocco, atonalità e spruzzate di elettronica, con l’aiuto di un computer in grado di riprodurre la presenza di vari strumenti come la viola e il violoncello. Trame a tratti cupe, anche se Munzone tira fuori dal cilindro un pezzo inaspettatamente ritmato e vivace come “La mente come flusso (ritmo dell’origine)”, giocato su di un tappeto di percussioni, e non disdegna sperimentazioni in stile muezzin (o giù di lì), riassunte in “Evocazione del tutto (durante ipnosi regressiva)”. Ne esce fuori un lavoro intenso, dedito alla sperimentazione più o meno estrema, accompagnato da una voce possente, un lavoro che segna un passo in avanti rispetto alle tentazioni didascaliche emerse (inevitabilmente) in “Giordano Bruno”.
Un disco non semplice da affrontare, che richiede un ascolto attento, possibilmente senza alcuna prevenzione di sorta.
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La recensione David Bohm - L'universo è mente di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-03-15 19:57:00
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