Quello che oggi ci troviamo di fronte è un ep dalla poetica electro-pop in cui sogno e incubo convivono, in cui note marziali irrompono e poi svaniscono, lasciando spazio a ninne nanne elettroniche poco rassicuranti. In questo limbo di suoni ben confezionati, Alberto Moscone espone il suo campionario di merce da classifica, ballabile, orecchiabile, per giovani inquieti in attesa di promesse affidate al tempo. Il risultato è un esordio francamente trascinante, e le quattro tracce del disco sono episodi di intrattenimento. Il giovane cantautore cerca, nella scrittura, soluzioni semplificate in risposta a questioni complesse e le giravolte del pensiero parlano di crisi interiore, paure, mancanza di riferimenti, insicurezze.
“Senza fede” ci parla di un viaggio alla ricerca di un nuovo umanesimo. Alla scoperta del senso dell’esistere, l’uomo rimane il centro del cosmo: fine ultimo di ogni processo di indagine, al di là di Dio. Suoni, liquidi come macchie d’olio, si dilatano rapidamente senza perdere la loro incisività e presentano la traccia successiva. “Libero da” rappresenta una fuga da tutto ciò che opprime, da gabbie mentali, da barriere e confini; “Insonnia” si spalanca al mistero della vita togliendo sonno alle nostre notti tra inquadrature sonore ansiogene.
Le canzoni sono giuste e si insinuano sotto la pelle di chi indaga sé stesso attraverso un discorso musicale che parla la lingua dell’elettronica, tra gli ’80 e l’indie pop.
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