Cresciuto a suon di carne di cavallo e classic rock, il padre batterista trasmette al giovane Antonio la passione per la musica americana. Passione che un viaggio nel sud degli Stati Uniti, tra le capitali del sound a stelle e strisce (St. Louis, Nashville, Memphis, New Orleans) sedimenterà nel sangue dell’autore. Nel 2016, incoraggiato da Daniele Grasso dell’etichetta catanese Dcave Records, Antonio imbraccia dobro (la chitarra resofonica tipica del bluegrass) e armonica ed inizia a scrivere canzoni proprie. Ne scaturisce un lavoro perfetto, in tutta la sua particolarità. Poco da aggiungere.
TSBluesone ha praticamente attuato la stessa operazione messa in pratica dai corregionali Pan del Diavolo con il folk, ovvero, italianizzare (anzi, sicilianizzare) un genere dall’estrazione completamente diversa, mantenere i capisaldi della tradizione oltre oceanica e riadattarli minuziosamente ai barocchi stilemi mediterranei. Di per sé, basterebbe questo per decretare il valore artistico del primo album ufficiale del blues man isolano. La particolarità della storia trinacrina, in effetti, è sempre stata questa, arabi, normanni francesi, poco importa, la cultura siciliana è sempre stata troppo forte, identitaria, impossibile da cancellare. ‘Na Spiranza è un album colorito in grado di rivisitare un blues estremamente classico con raffinate influenze elettroniche e, soprattutto, con la tradizionale canzone siciliana in un mix esplosivo d’italiano e dialetto. Ed è proprio questo il suo più grande pregio, la credibilità con la quale ha preso vita questa simbiosi, talmente riuscita da suonare tipica. Autoctona.
Un B.B. King alla norma.
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