SIMONE SARTINI Periferie a sud dell'anima 2020 - Cantautoriale, Rock, Indie

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Legato indissolubilmente ai lavori prodotti con Il Sinfonico e L’Improbabile Orchestra, l’artista sabino prosegue il discorso con il suo esordio solista

Esordio solista per Simone Sartini, che qualche anno fa si era già fatto apprezzare come frontman de Il Sinfonico e L’Improbabile Orchestra, di cui tra l’altro questo lavoro sulla lunga distanza recupera tre dei quattro pezzi contenuti nel veloce “Qui va tutto bene EP” del 2015. “Periferie a sud dell’anima” non cambia insomma drasticamente direzione ma è un'ideale continuazione dei dischi prodotti con la sua band, mantenendo invariate le calde sonorità, l’appeal folkloristico, la simpatia per i tempi in levare e l’attenzione nei confronti della società di oggi, protagonista di testi a volte più amari altre volte più sarcastici ma sempre lucidissimi.

Chiare sin da subito le intenzioni dell’artista sabino, che inaugura l’album con l’impetuosa e appassionante “Quando muore un fiore”, il cui ritmo travolgente e il violino ammaliante trascinano in un folk popolare scatenato che per tutto il disco resterà il terreno su cui si muovono le composizioni, aggiungendo poi ingredienti adottati da influenze rock (“Ancora trema”), cantautorali (“Tacchi blu”) e ska (“Una vita difficile”) che comunque non allontanano troppo dal genere di riferimento.

Le periferie del titolo sono le periferie della società, gli emarginati, i reietti, i barboni, le prostitute, gli outsider. Tutti temi cari anche al grande Faber di cui il nostro riprende “La città vecchia”, che perfettamente si inserisce nella fotografia corale di questo album.

 

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La recensione Periferie a sud dell'anima di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-02-03 18:50:04

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