"Asincroni", ballate malinconiche da un lounge bar anni '80.
I Maleizappa hanno svoltato. Hanno deciso di abbandonare lo scimmiottamento agli Elio e Le Storie Tese (vista anche l'entità di mostri sacri che gli Elii hanno acquistato, indubbiamente), per cercare nuove sonorità e liriche, non più forzatamente ironiche, con una comicità abbastanza telefonata; sono andati in profondità, incupendosi leggermente, e creando un EP di sfacciatissimo pop dal sapore anni '80.
"Asincroni" fa sculettare dall'inizio alla fine, 18 minuti di cassa dritta, tastiere invadenti, bassi ovattati, e testi che finalmente si lasciano interpretare, senza essere già spiegati. Si tratta di una forte crescita, non solo stilistica; c'è un patto di fiducia maggiore nei confronti del pubblico.
Non ci sono più le citazioni "colte" del rock e del progressive; niente più "Black Night" o "Satisfaction". "America" pare uscire dal disco del futuro dei Baustelle; "Galassie" potrebbe essere il primo vero tributo ai compianti Thegiornalisti. Poi le influenze si diversificano passando per Renato nazionale ("Mai"), Ex-Otago, Alan Sorrenti e perfino il tardo Jannacci, quello dolceamaro.
E dolceamara è proprio la sensazione che rimane in bocca dopo l'ascolto di di "Asincroni". Si parla di galassie in cui perdersi a seguito di "crack esistenziali", del romanticismo malinconico che sucita il sunday blues, meglio detto spleen della domenica, che se condito con la musica ci aiuta a star meglio; ci sono innamoramenti nebbiosi, di quelli che fanno alzare presto e uscire di casa senza motivo, giusto per respirare aria fresca e pensare. Ci sono tanti e tanti ricordi.
I Maleizappa hanno svoltato. Non peccano certo di originalità, perchè talvolta le influenze si fanno esageratamente presenti. Tuttavia questa nuova faccia funziona alla grande, perchè loro sanno suonare, e anche alla grande, e hanno capito come catturare le orecchie di chi esce dalle macerie dell'it-pop. Hanno costruito cinque ballate che dell'it-pop sono figlie, ma la cosa sembra non pesarci, perchè c'è un'innegabile sincerità, sotto sotto.
E allora non ci resta che ritrovarci nel 1986, in una disco della bassa padana, a inscenare danze tristi abbracciati a una sconosciuta. O forse limonando da soli.
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La recensione Asincroni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-02-13 11:02:27
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