Un buon esordio sulla lunga distanza per la giovane band pesarese che pur lasciando ben trasparire i propri riferimenti li miscela e ripropone in maniera personale
Sfegatati ammiratori dei suoni angloamericani e della lingua della regina Elisabetta, i tre Jester in jail – che, eccezion fatta per il batterista Branco, si presentano anche con nomi inglesi, ovvero Matthew (voce e chitarra) e Thom (basso e voce) –, giungono al primo episodio su lunga distanza con questo “Memories faded & broken hearts”, che segue l’EP d’esordio “The worst is yet to come”, pubblicato nel 2018.
Gli ascolti di questo ambizioso trio di ventenni si imperniano soprattutto sul rock a cavallo tra gli anni 90 e gli albori del terzo millennio. Appare chiaro già con “Repulsion”, che ripropone l’oscurità degli Him con chitarre più morbide e suoni più “indie”, ma l’impressione trova conferma anche in brani come “Now we are nothing under the morning light” con quel sottile retrogusto à la Radiohead, in “When I’m alone” vicina ai Red Hot Chili Peppers del periodo “Californication” o in “Ellie”, che sarebbe perfetta in uno degli ultimi lavori dei Green Day. Questi e molti altri riferimenti (pennellate di Suede, Blur e Interpol, solo per citarne alcuni, sfumano qua e là i quadri sonori della band) restano tuttavia sfondi entro i quali si ambientano scene più personali che raffigurano le originali interpretazioni del combo pesarese. Uno dei migliori esempi è la schizofrenica “Liars on the moon”, che si sdoppia tra la personalità punk rock e quella dream pop alternando le parti con imprevedibili e repentini cambi di umore.
Un lavoro ben fatto, che spiana la strada al futuro dei Jester in jail evidenziando le buone capacità e le idee inconsuete della giovane band.
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La recensione Memories faded & broken hearts di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-03-06 12:11:52
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