hiboumoyen Lumen 2020 - Cantautoriale, Pop rock, Rock d'autore

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Da Moltheni agli Afterhours più morbidi, un revival di anni che non torneranno

"Lumen", il nuovo disco del cantautore toscano Hibou Moyen, arriva a quattro anni di distanza dal precedente "Fin dove non si tocca".

Nel nuovo lavoro si aprono le porte di un certo cantautorato ad impronta psichedelica e fortemente orientato agli anni sessanta e settanta del nostro panorama. Le tracce sembrano però risentire ancora del disco precedente, che si era avvalso della collaborazione alla produzione di un certo Umberto Maria Giardini. Non è difficile infatti notare sin dalle prime note di "Uragano", brano d'apertura del disco, una certa impronta vocale che ricorda quella di Moltheni, per non parlare della poetica anch'essa molto vicina all'autore di "Natura in Replay".

Date le influenze, sicuramente "Lumen" non si presenta come un disco di facile ascolto e di assorbimento rapido. Sono presenti sonorità abbastanza studiate e atmosfere che restano sospese tra il malinconico e la spensieratezza. Tra i brani da segnalare, oltre alla già citata "Uragano", ci sono sicuramente "Bambina vipera" e le note piene d'inquietudine che accompagnano "Serotonina" e "Martha", altri brani di cui Umbertone andrebbe sicuramente fiero ma che non dispiacerebbero nemmeno ai primi Afterhours. Punto forte di Hibou Moyen sono sicuramente i testi, dal forte impatto poetico ed evocativo, pieni di metafore e contrasti forti e vagamente dark ("Passa un carro funebre vestito a festa....la morte non santifica").

Per gli amanti di certe correnti indipendenti italiane siamo sicuramente di fronte ad un lavoro da tenere d'occhio, specie per coloro che sono in crisi di astinenza da certe atmosfere dei primi anni duemila e vogliono tornare a piangere sul letto. Da evitare come la peste per chi invece non ha mai sopportato il genere e per i sprovvisti di sensibilità in generale.

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La recensione Lumen di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-02-18 09:01:32

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