Due band gemelle per un album spaccato a metà, con un lato ciascuno. L'unione di forze tra i Palmer Generator e The Great Saunites, assieme sotto l'acronimo PGTGS, dà vita a uno split album dal titolo omonimo. Le due formazioni, dopo essersi conosciute nel 2016, arrivano alla realizzazione di un piccolo mondo psichedelico, in cui ognuno dei due gruppi si dedica a un emisfero secondo le rispettive inclinazioni. Da un lato i Palmer Generator, con la loro suite in due parti Mandrie, dall'altra The Great Saunites e le sacre sponde di Zante.
Procediamo con ordine: Mandrie è un'esplosione inesorabile, una cavalcata elettrica lungo sconfinate praterie post-rock. Un continuo saliscendi emotivo, dalle scalpitate nervose ai momenti di calma, diviso in due sezioni ma concepito in realtà come un unico brano e registrato in presa diretta, dove la separazione non è così netta. L'evocativo titolo rimanda a una sensazione di totale libertà, una corsa animale con accelerazioni e frenate lunga un'infinita distesa senza confini e in cui il basso, come un martello su di un'incudine, si infrange violentemente contro un muro di scalpitanti chitarre.
Dall'altra parte dell'Equatore, The Great Saunites disegnano un paesaggio all'insegna della psichedelia, più sperimentale ed eterogeneo, ma non per questo meno coerente con l'altra faccia del disco. Il rimando geografico nel titolo ci porta in uno scenario mediterraneo, con i sintetizzatori che mimano le onde del mare e la batteria una burrasca che avanza all'orizzonte. Nella seconda metà del brano, le dissonanze del febbricitante clarinetto di Paolo Cantù scombussolano la già intricata trama fin qua costruita, fino alla deflagrazione finale da cui emergono delle bisbiglianti voci femminili. Due modi differenti di disegnare paesaggi sonori, ma altrettanto convincenti e capaci di convivere in armonia sotto lo stesso, tempestoso cielo.
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