Ecco il disco di pop perfetto di Bugo, sia per chi lo segue da sempre, sia per chi non l'aveva mai sentito dire prima di Sanremo. Sincero, il pezzo ormai famigerato cantato insieme a Morgan è uno dei nostri preferiti del Festival; lasciare il palco dopo le offese del collega (che però, a differenza sua, non pubblica un inedito da un bel po'), lo fa volare tra i trending topic mondiali, tra le ospitate nei salotti tv che contano, tipo da Mara Venier, dove lo chiamano "ragazzo" a quasi 50 anni e gli augurano un brillante futuro come fosse un esordiente, e fa conoscere il suo nome anche a personaggi insospettabili tipo mia madre.
Come sono le altre canzoni? Stanno belle in piedi, partendo da Quando impazzirò, che già sembra un singolo e sembra rivolgersi all'ex amico quando dice "Io ti voglio bene, tanto bene, troppo bene, ma tu non vali niente, come la birra analcolica". Bello il funky bianchissimo, molto french touch di Come mi pare, commovente il ritratto della provincia italiana ne Al paese. Non vi aspettate le asprezze della musica con cui Bugo ha iniziato, qui è tutto pulitino, ma funziona comunque. In Che ci vuole canta: "Che ci vuole a tirarsela un po'; basta dire che Sanremo fa cagare… Ci vuole poco a diventare famosi, basta un vaffanculo in TV", ed è di nuovo profeta. Fuori dal mondo pende verso il brit pop, in quella successiva accade un miracolo: non avrei mai detto che potesse piacermi un pezzo fatto insieme ad Ermal Meta, e invece Mi manca è un singolone di quelli tanto facili e nostalgici quanto incisivi sul cuore. Un lentone che pensi: se avesse portato questo a Sanremo, come sarebbe andata? Peggio, ecco come, perché non ci sarebbe stata l'uscita epocale, ma in ogni caso, che bella canzone. "Che noia essere grandi, andare ai compleanni, parlare dei soldi e dei figli degli altri". Parole sante, questo è il pezzo che Grignani non ha mai scritto, ma che sarebbe diventato uno dei suoi più famosi. Un alieno rimette tutto in prospettiva, con una musichetta che sembra un jingle di MondialCasa di Mastrota, mentre la finale Stupido eh? ha un che del Battisti tardi '70, e una nuova ondata di romanticismo che non ti aspetti.
Questa è la volta buona per Bugo, ché quella disgraziata esibizione a Sanremo è già diventata un trampolino, l'album è assolutamente comprensibile a tutti e il suo nome non è più un oggetto misterioso. Che buffo che in una carriera lunga 20 anni, la notorietà te la dia il tuo compagno di duetto che in mondovisione ti dice che fai schifo, mentre canta la tua canzone. A pensarci bene, è tutta magia. Questo scriveva Acty di lui in una recensione, ed è sempre attuale: "Bugo è ormai diventato per Rockit come uno di quei cugini che magari non frequenti spesso, ma con cui senti un forte legame di sangue. Difficile mantenersi distaccati con lui, perché in fondo Cristian rappresenta molti dei valori (o controvalori) che il mondo indipendente ha sognato, ripudiato, adorato, disprezzato".
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