TheGigahertzQueen of Blow2020 - Rock'n'roll, Rock, Hard Rock

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La giovane band veronese esordisce fra hard rock/blues e interessanti deviazioni verso altri capitoli della storia del rock

‘Rock will be your drug’, chitarre inconfondibili, bambola gonfiabile su una copertina che titola ‘Queen of blow’: l’esordio dei veronesi Gigahertz si presenta subito come un disco saldamente piantato nella scia della particolare formula di hard rock/blues che facilmente associamo con la saetta degli AC/DC, o con le barbe degli ZZ Top . Proseguendo l’ascolto delle 10 tracce si ha modo di confermare l’impressione, ma anche, in parte, di smentirla: l’impronta hard rock blues caratterizza una certa fetta dei brani (’Relationship With Rythm’, Blowing Up The Brain), e in particolare è facile pensare alla band dei fratelli Young per la costante esaltazione del rock nei testi. Nel 2020, è naturale che si tratti almeno in parte di riferimenti nostalgici, e pare di capire che qui il rock si faccia simbolo di una specie di nostalgia che non è solo musicale, ma ha a che fare con il decadimento dei valori della nostra epoca di ‘rapporti di plastica’, rispetto a quella di valori e relazioni vere che coincideva in qualche modo con quella del rock. Potremmo dire che il sottotesto sociale ci piace molto più quando riguarda il valore dello star insieme (di questi tempi, poi…) che quando rischia di generalizzare sui rapporti delle nuove generazioni, usando simboli connotati in maniera particolare come le bambole gonfiabili (tutte donne). Ma tutto sommato forse c’è da essere contenti che un gruppo di ragazzi intorno ai 20 anni provi a spingere valori che considera virtuosi attraverso un disco di rock n’roll. Sicuramente, c’è da essere contenti che un album che nasce sulle premesse particolarmente ‘quadrate’ e prevedibili dell’hard rock alla AC/DC riesca a prendere invece altre forme: c’è un po’ dell’heavy metal classico alla Judas Priest o Saxon con un’inevitabile spolverata di distorsioni più moderne, l’hard rock anni ‘80 nella sua declinazione sleaze alla Gn’R, un ma soprattutto alcune interessanti deviazioni sonore fra trombe (l’ottima ’Shotgun Blast’ ), tastiere rock n’roll (’Jam Session Road’), organi elettrici. In ballad articolate come ’Rock and Love Night’ , nei giochi di cori e arpeggi che spuntano qua e là, risuona una particolare dimensione di hard rock dalle venature vagamente prog vicina alla discografia di gruppi come Toto e Kansas, che negli anni ‘70 tentarono una particolare via al prog fatta di chitarre hard rock, radici blues, cori da arena, cambi di dinamica. Certo, c’è qualche aspetto da levigare bene, anche per superare almeno in parte l’impressione di già visto; ma la formula con cui si riesce a tirare dentro in maniera tutto sommato pulita momenti e aspetti anche abbastanza distanti dell’universo rock è sicuramente interessante per chi è in cerca di questo tipo di sonorità, e fa ben sperare per un gruppo agli inizi.

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La recensione Queen of Blow di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-03-27 00:00:00

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