Ogni disco nuovo degli Ovo è qualcosa di importante. Segna un altro punto fermo nel lavoro di una band che non smette di stupirsi (e stupirci) da venti anni. Venti. Un'infinità di tempo, in cui Stefania e Bruno hanno allargato il limite dello sperimentabile sia in coppia che con altri compagni di viaggio.
"Miasma" è il nuovo tassello di un affresco, la loro devastante carriera, che non assume mai tinte chiare, e che trova sempre un pezzo di muro che non ti aspetti per prolungarsi, per un nuovo capitolo. Perchè se dopo "Creatura" era lecito aspettarsi una discesa più radicale verso l'elettronica, basta premere il tasto play per avere la riprova che le parole 'aspettativa' e 'Ovo' non possono stare nella stessa frase. Nella stessa pagina.
Non tanto un ritorno alle origini, quanto una radicalizzazione di queste stesse. Le origini sono state riprese per essere sconvolte con più distorsori, per essere sconvolte con questo miasma, che esalando dilaga senza pietà. Assordante combinazione di chitarra dilaniata, batteria campionata e riadattata, programmazioni elettroniche che creano il letto rovente di tutto il progetto. I carboni ardenti su cui si alzano non più i freaks per la loro marcia, ma gli emarginati sessuali della società. Comincia la "Queer Fight", per l'affermazione del proprio corpo in quanto tale, non più un recipiente socialmente predefinito. Approfittano di questo momenti di scompiglio generale per prendersi i loro diritti.
Il miasma è tripartito nelle sue tipologie tradizionali, dando vita a tre delle tracce più enigmatiche in assoluto, dove i loop si impadroniscono di tutto e la voce rischia di soccombere; alla Psora corrisponde l'instabilità psichica, mentre con la Sicosi è il corpo a deformarsi, in rantoli spaventosi, il preambolo di un incubo. E quando tutto sembra doversi risolvere in totale alienazione morbosa, tendente al death-core, arriva la sublimazione di ognuno degli impulsi che si sono appena scaricati delle nostre orecchie. Il disco si chiude con una traccia, sua omonima, che vista la direzione generale del sound, suona come una ballad; definitiva e sacrificale, sei minuti di distillato che riassumono quanto si è appena consumato.
E in tutto questo c'è spazio anche per i feat, tre perle quasi da espungere da tutto il resto, perchè spiccano come in un rilievo. A prestarsi in queste collaborazioni sono la serba Gnucci, a regalare un pezzo che pare figlio dei primi Sick Tamburo; gli Arabrot, stralunati garage-rockers norvegesi, che creano la parentesi narrativa e onirica de "L'Eremita"; infine Gabor, dei nostrani Holiday Inn, per il momento più punk dell'album.
Gli Ovo continuano il carotaggio nelle viscere della musica, e si spingono ogni volta sempre più in profondità; hanno trovato ancora qualcosa per cui contasse spendersi; il genio (anche metaforico) che li contraddistingue da sempre, ha finito col renderli, loro malgrado, profetici. Questo "Miasma" è un chiaro esempio della musica che conta, non ci sono storie che tengano. Buona vita a loro, buoni incubi a noi.
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