"Un altro cielo" è il primo disco ufficiale degli Irbis37, arrivato dopo un paio di EP. A presentare il disco una copertina dai toni viola, mai più azzeccati di così. Per chi non fosse pratico dei valori di cui si fa spesso carico il colore in questione, possiamo dire che è un colore spesso associalo alla malinconia e alla metamorfosi - scelta quindi esemplare. La penna di Irbis racconta cosa vuol dire diventare inesorabilmente adulto e lo fa con ambizione: «alla mia curiosità non è mai bastata una piazza» dice in Bacio, il brano che apre il disco e poi, più tardi, in Gatta Nera: «Voglio l'industria tra le mani mie / Mi voglio sposare una ballerina, non ho tempo, fra', per maledire / Ma non so tenere ferma la lingua». A questa presa di consapevolezza del proprio carattere e dei propri obiettivi, si sviluppa parallelamente il racconto di una storia d'amore che finisce, il rapporto con le droghe (specificatamente leggere, «Bianca mai» sempre in Bacio) e del rapporto con i propri genitori. Irbis racconta cioè la giovinezza: «Quando il sole cade dritto su di noi / Sto scappando più lontano da chi sei / Di noi si sciolgono le ombre sulle case» (Mentre Dormi, uno degli episodi migliori del disco) e ancora: «È bello perché non so più cosa credere e non mi interessa, 'more / Esco per un caffè, ritorno dopo 48 ore / A me non fotte molto, però a mamma piglia un coccolone» (Che furba).
Tutto bene quindi: il viola è anche il colore della crescita e siamo curiosi di vedere la misura in cui gli Irbis37 realizzeranno le proprie ambizioni nel prossimo futuro.
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