Naufragio nelle acque del post-rock, in compagnia dei NORTHWAY.
I NORTHWAY sanno che il post-rock è una cosa seria per davvero. Non è una facciata grigia e nemmeno un mero esercizio di stile. Il post-rock ha senso perchè riesce a incasellare in ogni nota uno stato emotivo in progressione continua. Col loro secondo disco The Hovering, uscito con ritardo a causa dello stallo musicale dovuto dalla pandemia, hanno provato a tenerci finalmente sospesi, in bilico, come il titolo del lavoro suggerisce.
Un viaggio, a bordo del vascello che si vede sulla copertina ingiallita. Un viaggio tra le acque fosche, per niente comodo, e che non imbecca subito la strada giusta. L'incipit è affidato a point nemo, brano non del tutto ispirato. Ma è solo un momentaneo abbaglio -ed è comunque un peccato che sia lì ad accoglierci all'inizio di tutto. A partire da kraken inizia il mal di mare, ed è esattamente quello che volevamo.
Le atmosfere sono altalenanti. E se prima si trema col le scosse dei distorsori, qualcosa va diradandosi nelle tracce che costituiscono il nucleo centrale del disco, dove l'intercedere rallenta, le tastiere riescono a spiccare maggiormente, e la rarefazione dell'aria ci fa pensare agli ultimi lavori degli Explosions in the Sky, e scusate se è poco.
Finchè arriva il capitolo conclusivo, deep blue, la vera perla, e si sprofonda davvero, forse senza possibilità di tornare a galla. In questi dieci minuti il bilico subisce il definitivo sbilanciamento, verso la deriva, verso il naufragio. E sarebbe terribile da vivere, se non ci fosse la musica dei NORTHWAY ad accompagnarci, con l'ultimo assolo che esplode sul paesaggio musicale sottostante, e pare quasi una sirena, un urlo finale, prima che torni tutto calmo. Il mare è piatto, ma non si vede terra. Dentro però si è smosso molto.
I NORTHWAY hanno capito, quasi del tutto, come emozionare col post-rock.
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La recensione The hovering di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-09-25 00:00:00
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