Tananai è il nomignolo con cui il nonno era solito chiamare il piccolo nipote, nomignolo che Alberto ha in seguito deciso di adottare come moniker artistico. Il termine Tananai, nel gergo di montagna, indica il baccano, un rumore non identificato che ben descrive l’attitudine musicale del giovane autore milanese.
Per capire Tananai bisogna ripercorrerne le origini, si avvicina alla musica col pianoforte -un atto di ribellione al padre chitarrista- ma debutterà artisticamente come producer, Not For Us è il progetto in cui da sfogo alla sua passione per la techno. Tra una sbronza e una nottata, comincia ad affermarsi all’interno del circuito clubber meneghino. Canta in inglese, s’innamora della musica italiana in seguito ad un’altra cotta, quella per la sua ex ragazza. Una manciata di canzoni che non hanno la portata generazionale di Calcutta ma, come un gancio ben assestato, colpiscono lo stomaco. S’impongono naturalmente come qualcosa di nuovo, anche se quel qualcosa, il sottoscritto non sa dirvi cos’è.
Del resto, noi di Rockit non siamo folli. E il bello di una redazione ampia è proprio la sua eterogeneità, le divergenze di pensiero e gusti. Il buon Stefanini se l’era già presa con Tananai assurgendolo ad esempio paradigmatico del deleterio citazionismo che infarcisce i testi dei moderni componimenti itpop (qui). Non voglio contraddirlo ma ribadire la sua posizione in un’ottica differente. Ritornando alla recensione, se sapessi descrivervi quel “qualcosa” che contraddistingue Alberto sarei Lester Bangs:
“Se sapessi scrivere un po’ meglio di come faccio
Probabilmente sarei Calcutta
E se potessi giocare un po’ meglio a pallone
Adesso
Probabilmente sarei Esteban Cambiasso”
Non è facile fornirvi un ritratto per sottrazione, quello di Tananai è un pop ricercato che in alcuni momenti si abbandona a un cantato più parlato che rap, ricco di sfumature elettroniche, ma mai così invadenti da poter muovere un paragone con Cosmo. Il citazionismo di Alberto non è una scorciatoia verso una ricercatezza alla Tarantino quanto un espediente per attirarci tutti nella stessa rete, Tananai non canta l’amore perfetto, idealizzato, canta del suo amore, con tanto di difetti e contraddizioni, con una componente di veridicità ai limiti del neorealismo cui poesia scaturisce dalle vicende stesse.
Il primo ep del cantautore milanese, è un compendio di tutto quel che potevamo aspettarci, la conclusione coerente del percorso fino a qui compiuto. Tananai è il vuoto arredato con stile, un vuoto in cui tutti noi ci rispecchiamo, un elogio (per nulla mediocre) alla mediocrità. Un po’ scapigliato un po’ maudit, come un Gazzelle interpretato da Jess Mariano (aka il secondo fidanzato di Rory nella serie Una mamma per amica).
Ecco sì, insomma, a me Piccoli Boati è piaciuto.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.