Ai Re del Kent non mancano né simpatia né grinta. Con la prima hanno costruito la loro storia mentre della seconda è ampiamente cosparsa la loro musica, almeno a giudicare da questo fulminante EP d’esordio ispirato ad Etelberto, re del Kent canonizzato e celebrato proprio il “24 febbraio”, titolo di questo primo lavoro nonché giorno di pubblicazione dello stesso ma entrambe circostanze affatto casuali, dato che il 24 febbraio (ma dell’anno precedente alla pubblicazione, quindi il 2019) è proprio il giorno in cui ufficialmente è nata la band, dalle ceneri di altre formazioni.
Il gruppo meneghino, formato da Max, Omar, Dario e Daniele, si presenta con quattro canzoni le cui ispirazioni si trovano in un punto indefinito dell’universo tra la galassia Zen Circus e la confinante costellazione Vasco Rossi. La voce ringhiante convince a metà (buone le intenzioni ma cantando, o meglio, ringhiando sempre nello stesso modo i pezzi rischiano di sembrare tutti identici e se questa sensazione arriva con soli quattro brani potrebbe essere difficile reggere un intero album). In suo soccorso giungono però prima di tutto i testi, con parole che sembrano venir fuori direttamente dalle viscere, e a ruota lo scatenato plotone strumentale, con chitarre che non mancano di dire la loro e la sezione ritmica che copre loro le spalle con potenza.
Sant’Etelberto li ha messi sulla retta via: ora spetta ai Re del Kent dimostrarsi all’altezza del ruolo.
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