Ogni passo che Panizza compie lungo il suo sentiero musicale prende una piega insolita e al contempo subito riconoscibile: ne è l’ennesima conferma Antille, ultimo disco di quel folle frullatore di generi che è Pop X. Ritorna il partner in crime Walter Biondani dopo la breve pausa dal gruppo, portando con sé la chitarra in levare e la brezza dei Caraibi.
Antille ha il marchio Pop X che sfrigola come una luce al neon difettosa ed è un viaggio di spiaggia in spiaggia: la title-track fa da ponte con la Giamaica già visitata l’anno scorso nell’ep Notihng Hill, mentre Barboni ci fa piombare in mezzo ai tamarri di Rimini, con un sax che evoca Alexandra Stan (dovunque sia finita). E ancora, dalla parodia del Sudamerica in Baila fino alle mura domestiche di Barricati "in casa da una settimana", la voce filtrata al vocoder di Panizza ci guida attraverso il suo mondo fatto di filastrocche immerse nel metadone. Sorprende questa volta la pulizia del linguaggio: dopo aver fatto delle volgarità una cifra stilistica, la band trentina ritrova un’ingenuità quasi infantile, con riferimenti alla realtà vista dagli occhi di un bambino (come l’Uomo Nero che compare qua e là).
Navigare verso i lidi più caldi sulla crociera/manicomio chiamata Pop X è un’esperienza surreale e distintiva: non si ha quasi mai chiarezza di quello che si sta ascoltando, ma che si tratti di Panizza e soci lo si riesce a capire dalle prime due note. Antille ha il grande pregio di riuscire a strizzare l'occhio anche a un pubblico più ampio senza perdere quella incoerente vena di lucida follia che traina le canzoni del gruppo trentino, anzi, la valorizza nella presa in giro dei tormentoni estivi che da qua a qualche mese inizieranno a insinuarsi nelle nostre orecchie senza volerne sapere di uscire.
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