Shoegaze paesaggistico per questo Inner Self
Quanto è particolare questo Inner Self di June 1974! Questa frase ci è venuto proprio spontanea al termine di una mattinata di ascolti abbastanza ripetuti di un album che, leggiamo direttamente dal comunicato stampa, è stato ispirato dai quadri sul Tibet del pittore cinese Han Yuchen. E in effetti di shoegaze-paesaggistico si potrebbe davvero parlare per pezzi quali IV o, soprattutto, della struggente V. Perché sono propri i paesaggi, intesi nella doppia accezione di paesaggi sonori e paesaggi intimi, quelli che emergono dall'ascolto di Inner Self. Gli arrangiamenti sono qualcosa di davvero interessante, realizzati con classe ma anche con levità, orchestrazioni non banali ma che dimostrano una profonda conoscenza e degli strumenti e dei rapporti tra di essi.
Rimane il fatto che questo lavoro è un disco strumentale molto rarefatto che, a parte forse rari momenti come la già citata V, rimane sempre un po' sulle sue e non è certamente un disco così pop o di facile fruizione per un largo pubblico. Tuttavia, magari sforzandosi un poco di rompere quella naturale resistenza specie all'inizio dei pezzi, si scopre un lavoro decisamente ben fatto da June 1974 aka Federico Romano che, per altro, ha suonato tutto in questo disco, curato tutto e pensato tutto. Quindi un bravone non glielo toglie nessuno!
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La recensione Inner Self di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-03-10 08:49:49
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