È da un po' che parliamo di questo ragazzo con gli occhiali tondi: l'abbiamo inserito nei CBCR del 2019, l'abbiamo ascoltato all'anteprima del MI AMI a febbraio e lo vedremo sul palco di quello vero a maggio. Dopo tanto vociare, Rareș ha deciso di farci leggere, anzi ascoltare, il suo Curriculum Vitae. In questo album di debutto composto da undici tracce, o esperienze, Rareș ci racconta i suoi tormenti, le sue paranoie, i suoi amori, la sua vita. E ci lascia tutti a bocca aperta.
Ciò che colpisce subito di questo Curriculum Vitae è la sua essenzialità. A essere protagonista è la voce di Rareș, profonda e malinconica, mentre una canonica formazione composta da chitarra, batteria e basso - imbracciato dallo stesso Rareș - la accompagna sinuosa. C'è una radice soul innegabile che ben si presta alle evocazioni di quell'indie americano che aleggiano sul disco. Se nei testi compare, in maniera quasi ossessiva, la parola "più", negli arrangiamenti a vincere è il "meno": non una nota di troppo, niente inutili virtuosismi vocali o strumentali, predomina una ben ponderata eleganza (frutto di un abile lavoro di sottrazione) in cui anche poche note raccontano il mondo di un ragazzo come Rareș, tra drammi sentimentali e serate con gli amici. Questa dimensione giovanile si riflette anche nel linguaggio, con molto slang e termini dialettali. I riferimenti geografici sono quasi del tutto assenti, ma alcuni luoghi si possono provare intuire dalle parole più particolari: se la "pivo" che si beve in Marcellino potrebbe richiamare Trieste, il "desfami" del ritornello di Stesi arriva senza grossi dubbi dal veneto.
In questi undici brani è solo la componente lirica ancora a essere traballante, mentre tutto quello che c'è attorno è talmente collaudato da non sembrare un disco di esordio, tanto meno di un ragazzo poco più che ventenne. Rareș è il custode di una voce preziosa, carismatica e intensa: con un Curriculum Vitae così, noi lo assumeremmo subito e senza aver bisogno di vedere altri candidati.
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