Black Tail
You Can Dream It In Reverse 2020 - Rock, Pop, Alternativo

You Can Dream It In Reverse
09/04/2020 - 13:19 Scritto da Gabriele Vollaro

Ballate sognanti e poetiche, per il ritorno dei Black Tail.

Tre anni dopo "One Day We Drove Out Of Town" i Black Tail tornano con le loro chitarrine piene di riverberi, con il terzo album della loro carriera, all’insegna della valorizzazione del sound alternative americano. Quello delle oringini, quello carino, certo, ma con la sua dose buona di sporcizia ai lati.

Abbandonata la scia del padrino universale Elliott Smith, la band di Latina focalizza il suono su sfumature più dolci. Il tentativo è quello di smussare le ruvidezze residue, alla ricerca della ballata perfetta. Vince senza dubbio lo slow tempo, e quella che era musica per guidare col sole diventa colonna sonora di un passo d’uomo, in un tramonto stranamente triste.

A farsi sentire, ad emergere ancora di più, è l’aura beatlesiana che avvolge la composizione dei brani. Suggestioni nel modo di cantare (che oscilla tra i toni eterei di Lennon e la scansione alla Liam Gallagher), passaggi e intrecci di accordi; il rimando ai Fab Four varia di intensità (si veda "Apple Trees", a metà tra il tributo e l'esercizio di stile, o "Sequoia", la cui parte strumentale è stata scritta col cuore nel segno di George Harrison), ma rimane come costante per tutta la durata del disco.

"You Can Dream It In Reverse" non manca certamente di qualità. Pulito e trasparente, è un disco suonato bene ma non sempre del tutto a fuoco. In alcuni punti pare scorrere un po' in automatico, come se non volesse farsi troppo notare. Alcune canzoni con qualche minuto di troppo, testi che oscillano tra la poesia (e quando dico poesia è poesia pura, fate attenzione a "The Great Comet of 1996") e il non ispirato, specialmente verso la fine.

È proprio il finale che rovina la festa ai Black Tail, con due tracce che suonano quasi come un accontentarsi del punto raggiunto fino a quel momento. Lasciano il tutto a un passo dalla compiutezza, e questo dispiace abbastanza. 

Ma a non essere guastata è l'atmosfera, sognante e distaccata. E anche se la vediamo sfuggire quando ci eravamo abituati a lei, anche solo per una buona mezz'ora ne è valsa la pena.

 

 

 

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