Filippo D’Erasmo è orgoglioso del suo piccolo album; le parole scelte per raccontarlo e la sua voce rivelano questo stato d’animo. Sembra dirci che non gli importa quale sarà la reazione del pubblico perché sente di aver suonato la sua musica, di aver raccontato sinceramente le sue storie e di aver fatto i conti con qualche rimpianto. “Canzoni part time” è un ep personale, e scrivere canzoni rappresenta la giusta terapia contro le delusioni, sembra dichiarare. Poi c’è il pop a rendere tutto più leggero, e la storia dei personaggi del disco è uno specchio di anime femminili, lievi e delicate, che non mantengono le loro promesse. Ilaria è una stronza, Anna è fragile e inaffidabile, Monica è sensibile e sognatrice; D’Erasmo trova in loro ispirazione e le racconta, raccontando anche sè stesso come un inguaribile romantico, disincantato, nostalgico. Se con eccesiva retorica sta a voi stabilirlo.
“Milano, Ilaria e la nebbia” è il primo pezzo: ti sei innamorato di una donna che ti ha lasciato solo nella nebbia di una città fredda? Resta il ricordo nitido di lenzuola che non profumano più di limone e di una quotidianità vuota sopra un letto sfatto. Lo sguardo di “Anna” accarezza l’ascolto della seconda traccia, in cui si respira l’aria di una canzonetta pop imbevuta di quel tocco malinconico che piace tanto alle fanciulle delicate. Il pezzo più riuscito della sequenza “ritratti al femminile” resta sicuramente “Monica sulla spiaggia di Follonica”: perfetto nell’arrangiamento, nel testo, nelle sonorità. Più legati al proprio mondo interiore sono “Zion Shaver” e “Norimberga”.
L’interpretazione “casalinga” è nel complesso convincente, il garbo e la spigliatezza dei quadri umani delle canzoni rendono piacevole e disimpegnato l’ascolto. E voi che ne pensate?
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