Dopo gli EP “Astrazioni e ombre cinesi” e “Bassorilievo”, Lorenzo Valè, in arte Zabriski, sforna “Zabriscoteque”, il suo primo lavoro sulla lunga distanza, che non si limita a proseguire sul percorso inaugurato dai primi due dischi ma prova ad accelerare spingendosi verso nuovi orizzonti. La penna da cantautore, che l’artista vicentino aveva già sfoggiato nei suoi precedenti episodi dall’anima acustica, si posa infatti per la prima volta stabilmente su una carta più elettronica e il titolo stesso di questo lavoro conferma l’intenzione di fondere in un unico impasto il buon vecchio Zabriski e le nuove influenze mutuate girando con l’immaginazione per i dancefloor (soprattutto quelli degli anni 80).
Ciò che ne risulta è un lavoro ricco di canzoni orecchiabili, fresche e dirette, che rivestono la loro semplicità con arrangiamenti più complessi e si divertono ad indossare abiti ora più pop e ora più indie, richiamando a volte Colapesce, altre volte Cosmo, altre ancora Nicolò Carnesi, ma mantenendosi sempre scaltramente in bilico sulla propria personalità, sia quando si tratta di pezzi più ritmati e zuccherini (come “Angolo” o “Dita”) e sia nelle ballate morbide dal retrogusto vintage (come “Acquario”). Degni di nota, inoltre, sono i nuovi arrangiamenti di “Margot (6:30 allo Zabriscoteque)”, brano già contenuto nel primo EP, le cui melodie nostalgiche trovano nuova enfasi nell’abbraccio con i synth Eighties, facendo di questo pezzo uno dei più completi e convincenti del combo.
Tirando le somme, “Zabriscoteque” è un disco genuino e sincero che conferma la piacevole scrittura di Zabriski e mostra la sua vivace e continua voglia di sperimentare nuove soluzioni.
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