I Sandflower sono una di quelle band che non lasciano nulla al caso. Prima di dare alle stampe il loro primo ed eponimo LP nel 2014 avevano già alle spalle una storia decennale fatta sicuramente di prove su prove finalizzate a raggiungere il sound che secondo loro meglio avrebbe potuto rappresentarli, tanto è vero che quel primo lavoro era già privo della maggior parte delle ingenuità più comuni ai debut album, fatta eccezione forse per la formula eccessivamente epigonica, come faceva notare il mio collega nella recensione. Nei sei lunghi anni che separano quell’uscita da “Greve”, il nuovo album che ci troviamo ad ascoltare, i Sandflower sembrano aver lavorato ulteriormente sulla loro cifra stilistica perché sono ancora meno le imperfezioni presenti nelle undici tracce che compongono questo disco massiccio per sonorità e profondo per tematiche.
Torna l’aggressività del grunge più vicino all’oscurità del metal, in cui si intravedono ogni tanto gli Alice in Chains, e tornano le fiammate alternative rock, presenti soprattutto tra le melodie vocali che talvolta riecheggiano gli Afterhours, ma questa volta non sono loro a condurre i giochi e restano al loro posto come umili pezzi utili ad assemblare composizioni più personali, rivestite di solide armature dentro cui palpitano anime libere e cangianti (si pensi ad esempio alla struttura di “Connetti / Consuma” e alla sua sezione ritmica tirata a lucido). Le chitarre si presentano inoltre ruvide e distorte, aizzate da riff potenti, ma non si limitano a dare pugni nello stomaco, trovando anche la lucidità per spiegare contro cosa stanno combattendo. Esempi di questo loro dualismo sono sparsi lungo tutto il disco ma sono evidenti soprattutto in pezzi come “Un anno” o la splendida “Lotta di classe”.
Non soltanto musicalmente però questo disco mostra una evidente evoluzione della band lombarda, poiché anche i testi sono qui più ispirati e convincenti, muovendosi sempre tra pensieri, riflessioni e importanti prese di posizione legate alla società di oggi ma con un lessico più ricercato che solo di rado cede alla retorica.
La ricerca dei Sandflower non è certo terminata ma il combo meneghino sa riservare sorprese inaspettate proprio come un fiore fresco e colorato che nasce in un deserto di sabbia.
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