Un esordio derivativo ma coinvolgente per la band toscana che si fa apprezzare per suoni corposi, forza d’impatto e tematiche introspettive
Suoni corposi, arrangiamenti semplici ma decisamente d’impatto e liriche che scavano a fondo sono le caratteristiche principali di “Atacama”, il primo lavoro sulla lunga distanza de I Segreti di Hänsel. Gli otto brani sono fedeli alla linea di un rock energico e tenebroso con melodie che dilagano nell’oscurità alla ricerca di spiragli di luce, sottolineate da chitarre ruvide e ritmiche battenti.
Se nell’opening track “Borderline”, la prima impressione è quella di una band che ha fatto scorpacciate di Ligabue e cerca di trasferirne le lezioni su un impianto più massiccio e distorto, in realtà procedendo con l’ascolto è facile incontrare riferimenti più ampi e di matrice indipendente e alternative (i nostri citano Afterhours, Marlene Kuntz e Verdena ma sono più vicini a Zen Circus, Ministri e Velodrama).
Dopo una prima parte che fa un po’ fatica ad esplodere, si viene improvvisamente travolti nei tre pezzi che da soli sono in grado di reggere l’intero album, ovvero il limbo dai colori emo di “Volevo”, seguito da “Buona sorte”, con la sua ritmica palpitante e il suo coro da stadio, per arrivare a “Paolo”, il pezzo più riuscito del combo, con le sue chitarre distorte e il basso robusto che infiammano le macerie di una storia ormai finita.
I Segreti di Hänsel con questo lavoro si dimostrano diretti e sinceri e, seppur ancora poco originali, hanno buone idee che potranno portarli presto ad una svolta più personale ma che intanto sono in grado di regalarci ascolti piacevoli e coinvolgenti.
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La recensione Atacama di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-04-25 12:50:58
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