Un disco robusto e vigoroso che si mostra ispirato e convincente nonostante spesso segua le orme delle grandi band grunge e alt-metal
Una band giovane quella dei Sicktale, nata solo nel 2018, ma già con le idee chiarissime e una innata predisposizione a sfondare le casse pestando duro. L’album “Birthday in a scrapyard”, primo lavoro sulla lunga distanza per il quintetto lombardo, inanella infatti dieci pezzi massicci e oscuri con evidenti geni ereditati dal grunge e dal rock più graffiante di cui sono stati capaci gli anni 90 (il primo nome che viene in mente è quello degli Alice In Chains) che lasciano però intravedere anche tratti somatici frutto di incontri sfrenati con alternative metal e doom.
La voce solida e potente di Ivan Rota trascina le corrosive e mefistofeliche chitarre distorte di Giorgio Gibellini (che cura anche le riuscitissime doppie voci) e Francesco Alfiero sul carro armato superpesante costruito dal basso di Daniele Malabarba e la batteria di Attilio Coldani, sezione ritmica davvero di grande impatto e che non fa ostaggi. Si struttura così l’album con cui i nostri festeggiano il “compleanno in un deposito di rottami”, brindando subito con il veleno alcolico di “Glitch”, uno dei pezzi più convincenti del lotto insieme al nerboruto “The guest” e al “Requiem for an asshole”. Non mancano momenti più leggeri, come “Amen”, vicino a sonorità Eighties, che mostra come la band sia perfettamente in grado di dar vita a brani meno graffianti senza perdere la propria attitudine.
Un disco robusto e vigoroso che si mostra ispirato e convincente nonostante spesso segua le orme delle grandi band del genere.
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La recensione Birthday In A Scrapyard di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-05-16 13:22:00
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