The Kingdom è il primo album solista di Marco Da Rold, chitarrista milanese e fondatore della band Ghost Train.
Il suo è un progetto di otto tracce che spaziano tra l'hard rock e la psichedelia tipicamente anni Settanta. La chitarra è al centro di tutto, ma il musicista lombardo ha fatto tutto da solo, dalle voci alle percussioni.
Tralasciando la copertina del disco (che entra di diritto a contendersi lo scettro delle dieci copertine più trash mai apparse su Rockit), si può dire che sia venuto fuori un disco piacevole da ascoltare e che rientra nei canoni classici del genere. A parte i riffoni che ovviamente riciclano gran parte di storia del rock, ci sono momenti musicali davvero interessanti e in grado di catturare l'ascoltatore anche nella loro veste più anacronistica. Bypassando la title-track che è la più ovvia delle intro strumentali, è sicuramente da segnalare il brano "Vacuum Expose", una tirata di puro rock anni Settanta con un bell'impianto sonoro e vocale alla Jimi Hendrix di cui p apprezzabile pure la coda finale grezza e genuina. Niente male nemmeno "Space Servant Duties Complete", titolo intrigante e sonorità meno fedeli ai classiconi che ne fanno un ascolto abbastanza gradevole. Nella linea vocale del pezzo c'è pure qualcosa dei QOTSA, a parte la drum machine che è davvero la pecca più grossa di questo album.
In sintesi, The Kingdom non è un capolavoro ma non è neanche un disco da cestinare. Marco Da Rold è un chitarrista che sa il fatto suo in materia e spesso e volentieri i suoi brani trovano il giusto equilibrio tra il rock classico e atmosfere più fresh e psych rock. La matrice americana dei suoi arrangiamenti è chiara e riconoscibile, ma i pezzi fortunatamente non sono mai troppo ripetitivi e hanno schemi variabili in termini di scelte sonore, intermezzi e struttura generale. Quello che manca, essenzialmente, è una band in grado di rendere più compatto il sound e offrirgli una cornice nitida.
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