Dopo anni di anonimato in sala prove la band di Chiavenna decide di buttarsi nella mischia con un disco ispirato, almeno sulla carta, a certo alternative rock a propulsione onirica, come del resto le connotazioni pinkfloydiane del nome lascerebbero intuire.
Purtroppo l’intento originario di strutturare Report 36 (Escape From Life) come un concept sul “significato più profondo della vita moderna” finisce per sgretolarsi al cospetto di un calderone di spunti (e stili) musicali non sufficientemente sviluppati o assemblati fin troppo frettolosamente, trasformando in palpabile confusione quella che invece avrebbe dovuto essere una coinvolgente umoralità atmosferica.
Vi bastino le iniziali movenze U2iche in delay di Deserve le quali pian piano aprono goffamente a ben più turbolente pulsioni psichedeliche e a un cantato piuttosto anemico (e dalla pronuncia non proprio impeccabile) che purtroppo non troverà il modo di riscattarsi neanche negli episodi successivi; oppure le innocue incursioni acustiche di Lies e Starry Night o gli svariati cambi di registro maldestramente disseminati qua e là lungo un po’ tutto il percorso (Fear In The Office, Unstoppable, Remember The Sky).
Se a tutto ciò aggiungiamo la discutibile resa audio della registrazione e la pressoché completa assenza di dinamiche il quadro che ne vien fuori non è propriamente dei più incoraggianti. Ma magari mi sto sbagliando e il tempo mi prenderà doverosamente a calci nel culo.
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