Il nuovo album dei veterani della scena veneta è un buon lotto di pezzi a metà fra post-rock e alternative strumentale.
I Flap sono un po’ dei veterani del post-rock italico: attivi nel padovano dal 1999, sono fermi dal 2011 dopo aver rilasciato tre album e di nuovo in giro dal 2016, con un album post-reunion all’attivo. Questo per dire subito che le sonorità di questo ‘Two Roses’, se oggi non suonano particolarmente innovative, erano sicuramente più fresche quando il trio le ha messe insieme a inizio secolo, in quello che forse è stato il momento d’oro del post-rock. Fatta questa premessa, possiamo dire che le sette tracce del lavoro sono moderatamente post e molto rock. Il minutaggio abbastanza contenuto di quasi tutti i brani (e dell’album in generale), l’assenza di particolari indugi sui crescendo melodici e di commistioni con elettronica o altro, ci allontana dai territori più sperimentali del post-rock, per avvicinarci, invece, quasi ad una forma di alternative rock strumentale. Per approccio melodico e sonorità, siamo proprio dalla parti di band che negli anni ‘90 avevano in qualche modo anticipato, in piena epoca grunge, alcune tendenze sonore di inizio 21esimo secolo: i riverberi e delay dei Flap rimandano un po’ alle chitarre di Billy Corgan e dei suoi Smashing Pumpkins, se non altro per quella sfumatura malinconica che condividono con band seminali del post-rock come Mogwai o Explosions in the Sky. Sono però i momenti più dolci a mancare un po’ di mordente (Virginia), pur essendo ben confezionati dal punto di vista di suoni e atmosfere; più entusiasmanti, invece, i passaggi pesanti (Haunt) e quelli più elaborati come l’ottima Dragons. Dragons è anche uno dei due pezzi più lunghi del lotto, per certi versi il più ‘post’, quello che lascia più spazio alla jam strumentale e alle sue evoluzioni. In una futura uscita di questa reunion del Flap, forse, ci farebbe piacere trovare più brani così.
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La recensione Two Roses di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-04-27 00:00:00
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