La reclusione pandemica può essere sicuramente uno spunto per alimentare la creatività, così come può essere rampa di lancio per molte cose di cui si farebbe volentieri a meno.
Questo "Kovid-2020" è sicuramente uno dei prodotti di questo surreale periodo. Si tratta di una versione re-loaded dell'album "Kaos" (2018) dell'artista ligure Rodgard, musicista attivo da moltissimi anni con diversi progetti e che da sempre punta tutto sulla performance live. "Kovid-2020" è un disco dalle sonorità oscure, una sorta di metal alternativo con spruzzate di industrial. L'autoproduzione è come sempre croce e delizia: sono presenti bei pezzi in inglese (come per esempio il brano d'apertura "Empty" e la vagamente tooliana "A Man"), che però fanno a pugni con quelli in italiano come "Elettroshock", dalle caratteristiche più soft e che nelle intenzioni ricorda qualcosina di Aquefrigide ma senza un'attitudine così grezza e brutale (clicca qui per capire di cosa parliamo).
Altri pezzi come "Lakrima Kristi" e "Manikoma" sono sempre molto interessanti nella proposta ma lasciano alla fine l'amaro in bocca; molto meglio invece la conclusiva "Ninna ooh", brano di quasi otto minuti e dal chiaro stampo prog. In questo pezzo, pur restando fedele all'inquietudine che caratterizza tutto il disco, Rodgard mette in mostra un carisma interpretativo superiore al resto, accompagnato da un arrangiamento più sperimentale (con le bellissime cornamuse finali) e accattivante per il genere.
Un disco che nel complesso vede alti e bassi, cosa di cui spesso le autoproduzioni soffrono, ma Rodgard si dimostra un musicista preparato che porta avanti la sua idea, se necessario anche in maniera piuttosto provocatoria.
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