Partiamo da un presupposto molto semplice, Piramidi è un bel disco. È un bel disco perché Alex è un compositore raffinato, uno scrittore abile che sta trovando fortuna anche come autore per parti terze. Piramidi è il secondo album firmato Germanò. E tutti conosciamo la retorica legata alla seconda uscita discografica: sorprendere pubblico e critica all’esordio, come potete immaginare, è un’operazione tutto sommato semplice. Piramidi è un ottimo lavoro perché è la continuazione coerente del precedente Per cercare il ritmo. Una continuazione coerente, ma anche un’evoluzione stilistica che rivela una certa maturazione artistica senza per questo rinnegarne i capisaldi. Gli elementi che, sino ad ora, ne hanno contraddistinto la produzione.
Alex ha attuato lo steso procedimento che i grandi chef stellati applicano alle ricette della tradizione, mantenendo gli stessi ingredienti, ma mutuandone il procedimento e, di conseguenza, il risultato. Trovando nuove sfumature, esaltandone al massimo i sapori. Il trasferimento a Milano sembra aver risvegliato nell’autore romano una certa voglia di raccontare che ne ha esaltato la penna, le canzoni sono arbitrariamente divise fra tracce in prima persona e brani in cui Alex non svolge il ruolo del protagonista. Paradossalmente, il passaggio a un narratore esterno ha coinciso con un lavoro ancora più personale.
Per cercare il ritmo (qui la nostra prima intervista), infatti, era stato composto in maniera più canonica, con una band che in fase di registrazione faceva valere la propria parola. Ma il cambio di orizzonti ha necessariamente implicato anche un cambio di prospettiva, Piramidi è un album composto alla solitudine di un PC, arrangiato e composto esclusivamente in prima persona. La componente elettronica trova quindi più spazio, senza per questo sopirne l’anima, i capisaldi presenti sin dall’esordio: dal cantautorato anni 70 (Battiato su tutti) alla passione per la disco music, dagli elementi francesi alla scuola pop romana d’inizio millennio (con un ruolo d’onore dedicato a Max Gazzè e ai Tiromancino), mixati con la cura di un alchimista, nobilitando Alex come uno dei più raffinati autori dello Stivale.
Un percorso destinato a evolvere sempre in meglio. Bravo.
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