Quattro tracce dal forte sapore sperimentativo per un disco che convince. Bel concept per i Warmhouse.
Parte dall'acquisto di una Casio-Tone a prezzo vantaggioso il viaggio artistico dei Warmhouse che porta, in questa primavera, a concretizzare l'extended play autoprodotto intitolato “1984”.
Quattro tracce dove la band pugliese ha messo in musica pensieri e trascorsi di uno sconosciuto ed involotario autore d'Oltremanica, che si chiama Patrick R.; nel cartone che custodiva l'acquisto, c'era un quaderno con appunti e versi riconducibili ad una singola tematica: l'inquietudine. E tale sensazione è stata trasposta in musica, con un sound che parte dal rock alternativo sconfinando in campi electro dove a farla da padrone sono drum machines e tappeti di sintetizzatori. Non mancano le chitarre, ma in una veste poco canonica e orientata alla sperimentazione per concretizzare il miglior compromesso d'equilibrio.
Forse quattro episodi sono pochi per un racconto che ha delle buone premesse ed una forma concreta sicuramente interessante: i Warmhouse hanno sviluppato un buon manifesto artistico che merita ulteriori sviluppi attraverso nuovi brani inediti. I ricordi, nonostante il sentimento d'inquietudine, sono una delle poche cose buone a cui aggrapparsi in questi tempi, ma anche la copertina dell'album suggerisce una buona idea.
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La recensione 1984 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-05-21 00:00:00
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