Con “Hearts”, il loro secondo album, i TSO tornano a prescriverci il loro particolare “Trattamento Sanitario Obbligatorio” a suon di alternative rock a tinte grunge che in questo caso, come affermano nella presentazione del disco, “si rivolge direttamente al cuore dei nostri ascoltatori con un messaggio che sfida la realtà di ciò che dobbiamo affrontare oggi”. Nobili motivazioni che si sprigionano in testi diretti e incisivi cantati in lingua inglese.
La formula dei nostri risente spesso degli ascolti che devono aver caratterizzato la loro formazione (un po’ ovunque c’è sentore di Soundgarden e Pearl Jam ma girano qua e là anche i R.E.M., i Bush, i Queens Of The Stone Age e in “Corvée” si sono affacciati per un attimo anche i Nirvana di “I hate myself and I want to die”). Tuttavia il combo triestino maneggia con destrezza gli strumenti e dimostra una grande attenzione al dettaglio in fase di composizione, cercando di non ripetersi mai pur risultando complessivamente coerenti.
Tra i brani spiccano sicuramente “Shining”, con la sua ritmica vivace e una linea vocale davvero ficcante e soprattutto i pezzi che chiudono il disco, ovvero “Blue”, che si apre cautamente e man mano cresce di intensità fino all’assolo di chitarra che con un’impennata finale sembra non voler concludere il discorso, il quale infatti, dopo una breve parentesi di silenzio, prosegue con la ghost track strumentale, “Drago coda” con il violino e il suo timbro oscuro e malinconico che diventa protagonista di un vero e proprio stravolgimento emozionale.
Non avranno ancora trovato la firma peculiare che li renda riconoscibili (problema anche del loro moniker, che li rende difficili da scovare nei meandri della rete piena di “TSO” di ogni tipo) ma i quattro rocker dimostrano comunque di saper scrivere pezzi ambiziosi e di grande impatto.
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